venerdì 26 febbraio 2010

Intro

Primo post sul blog, meglio non presentarsi, ma saltare subito i fatti. Essendo un appassionato di Archlinux, uno dei maggior benefici è per me la possibilità di scegliere completamente cosa fare della mia distro, che sistema avere nei più piccoli particolari. Come primo post non mi presenterò ma farò una rapida introduzione per la configurazione generale della mia arch..
1)BOOTLOADER: premetto che ho usato lilo solo qualche giorno quando usavo slackware, reputo grub2 la soluzione definitiva. Certo passare dalla semplicità del menu.lst di grub alla confusione di grub2 è stato un po' traumatico per me, ma infine ci si fa l'abitudine (specie grazie alle archwiki). Per breve tempo ho provato burg, davvero molto carino, sì, ci può essere tutto l'eyecandy che vuoi, ma se i temi sono tutti così scattosi, preferisco avere il vecchio bootloader in bianco e nero ma che funzioni alla perfezione; inoltre ha una tendenza scomoda a nascondere le opzioni, e per uno come me che da un giorno all'altro si dimenticherebbe persino come si taglia-incolla è un po' scomodo. Inoltre, ha davvero senso avere tutta questa cura dell'aspetto per qualcosa che in genere si usa sì e no due volte al giorno per meno di 5 secondi?
Aspetto con ansia l'interessante integrazione di kdm con grub2 che sarà introdotta con kde 4.7..
2)INIT: ho sempre cercato la velocità nell'avvio del sistema, più per comodità che per masturbazione intellettuale. Recentemente sono passato a systemd, che reputo maturo per un uso concreto, anche se problemi ci sono purtroppo  (cercherò magari in un altro post di risolvere il problema del windows.mount per la mia partizione ntfs). Systemd si presenta come un init davvero completo, integra infatti strumenti di analisi (systemd-analyze plot può sostituire bootchart, systemd-analyze blame è perfetto per ottimizzare il boot) e di diagnostica (sarà che so niubbo ma trovo utilissimo systemctl --failed per capire cosa non funziona) che a parer mio se più chiaramente documentati sarebbero davvero una manna (sarà che è recente, ma cercare un problema su google non da mai i risultati sperati). Systemd mi ha permesso di ridurre notevolmente i tempi di boot, grazie anche a un sistema di readahead integrato che, devo ammettere, fa la differenza (non avevo mai notato miglioramente invece con readahead-fedora).
Prima di definire il passaggio a systemd, ho passato un po' di tempo a tentare di ottimizzare l'init di arch, specie grazie all'ottimo apposito wiki: sostituzione di agetty con fgetty, riduzione del numero delle tty, startup asincrono e soprattutto ridurre il numero delle funzioni non utilizzate da rc.sysinit (non uso lvm, raid, partizioni criptate, il mio locale è sempre utf8 ecc.). Interventi simili sull'init di arch permettono di guadagnare qualche secondo..
3)DESKTOP ENVIRONMENT: i miei primi passi con GNU/Linux sono avvenuti su Ubuntu, quindi Gnome. Col passare del tempo ho notato da parte del team del suddetto DE una tendenza a lasciare le cose così come sono, piuttosto che rivoluzionare qualcosa. Certo, è splendido quando quello che cerchi è la stabilità, ma se il prezzo da pagare è qualche bug in più in favore di una moderna concezione del desktop, allora ben venga. È quello che ha ben compreso il team di KDE, dopo kde 3.5 si rendeva necessario "aggiornare" il DE a una nuova concezione di desktop, qualcosa che fosse davvero in grado di lasciare un segno nell'esperienz dell'utente. Non nego che ho avuto i miei bei guai, ma resistendo alla tentazione di aggiornare alle versioni snapshot/alpha/beta non si riscontrano problemi irrisolvibili, e si ottiene un desktop da far invidia a qualsiasi OS. KDEpim è un gran pezzo di software: akregator, kmail, kontact, korganizer sono entrati definitivamente nei must-have della mia distro, pur necessitando evidentemente di qualche limatura. Nepomuk e strigi, aspettando la futura integrazione di zeitgeist rimangono a parer mio unici nel loro genere, di qualsiasi DE, WM o addirittura sistema operativo si parli. I benefici sono evidenti, e se si unisce tutto questo a una struttura davvero solida, con kwin a presentare il tutto, riesce facile comprendere come KDE abbia spinto numerosi utenti a ritornare "a casa", dopo le "incomprensioni" delle versioni 4.0-4.5. Sono solito completare il tutto con pulseaudio, ottimamente integrato in phonon (sebbene kmix sia molto carente a riguardo), lasciando altrimenti immutato la maggior parte delle configurazioni default, perfettamente funzionanti. Unica pecca: pesantezza. Spero che dopo aver introdotto e completato tutte le funzioni che i dev si propongono si passi a una bella pulizia del codice e a un miglioramente delle prestazioni..

CONCLUSIONI: spero nel prossimo futuro di non ripetermi nel fare liste, ma magari di scrivere qualcosa di concreto: una disanima sui driver nouveau, qualche informazioni sulle prestazioni dei maggiori browser, un'eventuale tentativo di fornire una guida vera per il sync degli ipod touch su arch (un sogno, dato che ci sono riuscito sì e no per mezza giornata) e, tempo ed esami permettendo, anche qualche post più tecnico ed elaborato.
Ma, in fin dei conti, essendo solo un amatore, è bene premettere che questo blog è solo una vetrina del mondo GNU/Linux e in particolare di Archlinux, vista dagli occhi di un non addetto ai lavori, ma di un semplice utente desktop.